Apple pagherà 113 milioni di dollari per mettere fine alla disputa legale con oltre 30 Stati americani sul caso del rallentamento dei vecchi iPhone.
Il caso riguarda l'obsolescenza programmata di alcuni modelli datati di iPhone (iPhone 6, 6 Plus, 6s, 6s Plus, 7, 7 Plus e SE).
Il "batterygate" è scoppiato nel 2017. All'inizio dell'anno Apple rilasciò iOS 10.2.1 senza comunicare agli utenti che in presenza di batteria con capacità degradata il sistema operativo rallentava la velocità del processore per evitare blocchi improvvisi degli smartphone. La società californiana si scusò con tutti gli utenti nel mese di dicembre 2017, offrendo la sostituzione con una nuova batteria al prezzo ridotto di 29 dollari e introducendo strumenti in iOS per monitorare la salute della batteria e permettere agli utenti di disabilitare il rallentamento degli iPhone.
"L'accordo risolve le accuse secondo cui la società ha rilasciato false dichiarazioni sulle batterie degli iPhone e sugli aggiornamenti software che hanno limitato le prestazioni dei telefoni al fine di gestire una carica insufficiente della batteria" si legge in una nota del procuratore californiano.
In Italia Apple è stata scagionata dalle accuse di obsolescenza programmata, ma multata (10 milioni di euro) per non aver comunicato le modifiche alle funzioni di iOS in caso di batteria degradata.
"/>In evidenza